Escursione del 16 aprile al Montalbo

Con Gian Battista Pau


L’appuntamento è all’incrocio del Sòlogo (Lula-Galtellì) alle ore 8:30.

Si lasciano le macchine nei pressi del bivio Santu Matheu-Su Meràculu (581 m s.l.m.) per percorrere il tratto di strada asfaltata (poco meno di 600 m di lunghezza) attraverso cui si raggiunge l’attacco del sentiero, nei pressi della sorgente di Mannu ‘e Grunis (598 m s.l.m. – l’acqua della sorgente non è potabile!), che ci porterà alla “scala” di Usèlia dopo un percorso in salita non molto ripida (dislivello di poco più di 200 m); questa scala ci farà guadagnare ulteriori 100 m di dislivello, passando dagli ambienti su substrato metamorfico a quelli su dolomia. Una volta ripreso fiato nei pressi del pinneto di Crastatogliu, si percorrerà un breve tratto di sentiero che si abbandonerà temporaneamente per andare a visitare la voragine di Sa Tumba ‘e Nudorra (circa 930 s.l.m.); dopo questa sosta si riguadagna il sentiero per scendere di quota e andare a raggiungere S’Atha Ruja (822 m s.l.m.), da cui si gode un suggestivo panorama verso la bassa Baronia e i Supramontes; non essendoci alternative, si percorrerà a ritroso il sentiero – riguadagnando quindi quota – fino al bivio (950 m s.l.m.) da cui si intraprenderà il percorso che ci porterà fino a P.ta Vithienne (1035 m s. l. m. – quella segnata sulla carta topografica è sbagliata!); quindi si ripiega all’incirca in direzione ovest per poter raggiungere P.ta Turuddò (1127 m s. l. m.) camminando perlopiù su rocciai; fatta una pausa in cima, si prosegue per la grotta di Conca ‘e Crapas (circa 1030 m s.l.m.); da questa grotta si ritorna alla scala di Usèlia e si ridiscende alle auto lungo il percorso intrapreso all’andata.

Descrizione del territorio
Il settore di Monte Turuddò – Monte Creja – P.ta Casteddu rappresenta l’appendice più meridionale della bastionata carbonatica del Monte Albo; esso è, in un certo qual modo, separato dal resto della catena dall’avvallamento tettonico di Nurai, ed effettivamente presenta delle peculiarità floristiche rispetto alle altre regioni della Montagna. Il nostro percorso è stato appositamente studiato per poter apprezzare gran parte dei suoi punti di interesse (perlopiù naturalistici, ma anche antropologici e archeologici). Per questioni di spazio si dovranno lasciare le auto un po’ distanti dall’attacco del sentiero; siamo nelle vicinanze del santuario campestre de Su Meràculu che giace proprio alla base delle contrafforti del Monte Turuddò, che, assieme a P.ta Catirina (entrambe le cime hanno una elevazione di 1127 m s.l.m.), rappresenta la porzione più elevata della catena del M. Albo. Si potrà notare da subito una grossa discontinuità fra i paesaggi alla base della montagna e la montagna stessa, non solo per il forte dislivello che si palesa con massicce pareti, ma anche per la dolcezza dei colli basali, impostati su litologie metamorfiche paleozoiche (in questo settore perlopiù rappresentate da filladi di età incerta) e caratterizzati da un mosaico di aree bonificate alternate a altre a macchia o, raramente, boscate, che si scontra con l’asprezza del massiccio carbonatico, fatto di rocce sedimentarie marine depositatesi durante il Mesozoico. In nessun’altro settore della montagna è rappresentata come qui la roccia dolomitica, scura e grigiastra, che contrasta con la sovrastante coltre di calcari che al sole appaiono biancastri e luminosi, che in realtà sono anch’essi grigi, ma molto più chiari rispetto alle dolomie (il colore in realtà è dovuto alla pattina di ossidi che si deposita in superficie a contatto con l’atmosfera, il vero colore di queste rocce è giallastro-rossiccio). Il primo tratto del nostro percorso si sviluppa ai piedi delle pareti dolomitiche che fanno da base al Monte Turuddò e al Monte Creja, si scorgeranno diversi temi che caratterizzano queste rocce e dovuti alla continua azione distruttiva degli elementi climatici e del tempo, come torrioni, guglie, cenge e lingue di frana; si salirà quindi sulle dolomie e si potrà ammirare l’imponente apertura de Sa Tumba ‘e Nudorra, un’ampia voragine non molto profonda (circa 60 m dalla base alla sommità delle pareti più elevate), ma molto coreografica anche per il contesto paesaggistico che la circonda. Ci si immergerà quindi in un ceduo di leccio (in conversione a fustaia), che rappresenta il bosco più elevato di questa montagna, e anche di tutta la Baronia, attraverso il quale si raggiungerà S’Atha Ruja, un promontorio calcareo che si insinua fra le dolomie e caratterizzato da pareti alte fino a circa 150 m; esso rappresenta una sorta di terrazza che domina sulle vallate di San Marco e del rio Isalle-Sòlogo e offre ampie vedute verso i quadranti meridionali, che spaziano dai monti di Irgoli, al Golfo di Orosei, ai Supramontes, ai monti barbaricini e ogliastrini. La camminata proseguirà poi verso la zona sommitale calcarea facendo un ampio giro fra i versanti settentrionali del Monte Creja e quelli sudorientali di Monte Turuddò (P.ta Vithienne) fino a raggiungere la vetta del Turuddò, da cui si potrà ammirare tutta la catena della montagna e una veduta a 360 gradi sui maggiori rilevi della Sardegna centrale, settentrionale e orientale (in condizioni di buona visibilità si scorgono anche le vette più elevate della Corsica) e, naturalmente, sul mare. Discesi dalla cima si farà visita alla grotta di Conca ‘e Crapas, che si apre con un ampio e luminoso salone che fu abitato in età preistorica; la cavità prosegue con uno stretto budello che poi si riallarga in un altro salone interno; attraverso un ulteriore stretto passaggio si raggiunge una seconda uscita verticale, ma poco profonda e quindi arrampicabile in libera anche grazie alla presenza di un leccio. Lungo tutto il percorso non mancheranno i segni della presenza umana, quali i resti di qualche forno di calce, di carbonaie, di capanne e di antichi ovili, si visiterà inoltre il pinneto di Crastatogliu. Al rientro si farà una visita alla domus de janas di Mannu ‘e Grunis.

Raccomandazioni
È necessario indossare scarponi da trekking o da montagna che proteggano le caviglie e portare una adeguata scorta d’acqua (non meno di 1,5 – 2,0 litri a seconda delle esigenze personali) per la mancanza di sorgenti d’acqua potabile, è inoltre d’obbligo avere dietro un k-way e la pila frontale (si consiglia di vestire a cipolla). La pausa pranzo non sarà fatta in funzione del luogo, ma in funzione dei tempi, saranno le guide a decidere quando farla; le guide si riservano altresì la decisione, per cause di forza maggiore (ad es. eventi meteo avversi o forti ritardi sui tempi previsti), di cambiare il percorso o di annullare l’escursione.

Dati sul percorso
Lunghezza complessiva: circa 12 km
Tempo di percorrenza: circa 8 h (pause incluse e contrattempi esclusi)
Dislivello totale in salita: circa 700 m
Grado di difficoltà: a causa della mancanza di una cartografia dettagliata di quest’area (la carta IGM non è aggiornata dagli anni ’50) e dello stato di abbandono di una parte della rete sentieristica, sono richieste delle buone capacità di orientamento, inoltre alcuni passaggi (pochi nel complesso!) saranno fuori sentiero e impostati su rocciai, per cui il grado di difficoltà è perlopiù EE. L’escursione risulta comunque essere abbastanza semplice e adatta a tutti. Lungo il percorso non sono presenti punti esposti.

Condividi

Potrebbero interessarti anche...