Escursione del 14 aprile a su Gurgu de Riu Siccu
Con Bianca Ferracani
S Adde. Territorio di capre, di mucche e di pastori. Ma in fondo, abbiamo scoperto nostro malgrado, essere territorio di nessuno.
S’Adde è la valle dove il Montalbo si spacca e una macchia verde si staglia nel deserto bianco della roccia carsica.
Davanti a noi sinuosa una gola selvaggia e a tratti impervia, che, dopo una prima parte declive, precipita vertiginosamente per quasi 200 metri.
Ma questo salto non è un problema nostro, non questa volta almeno.
Perché Su Gurgu de Riu Siccu ci accoglierà per riprendere le forze e riposare dopo un importante dislivello in discesa e prima di un altro, notevole, in salita
Ma come saremo arrivati fin qui?
Ritrovandovi in piazza Veneto alle 8.00 per partire alle ore 8.15 e puntare in direzione Siniscola dove io vi attenderò alla stazione di servizio Esso all’ingresso del paese. Da qui percorreremo in macchina la SP 3 fino a S’Adde dove parcheggeremo le nostre auto e scalderemo le gambe con un sentiero che ci porterà sul Montalbo attraverso s’Iscala e Varza de Gurturgius. Guadagneremo la cresta di questa porzione di monte fino a P.ta Cuccuruarvu, dalla quale potremo ammirare sas enas tipiche di questo territorio (s’Ena Tonda, s’Ena Manna e s Ena Longa) e dall’altra parte il mare da Capo Comino fino a Tavolara. Giunti a 950 metri scenderemo a vista sul versante verso Siniscola, avendo come riferimento la zona de Listinchinu, per arrivare, percorrendo il sentiero della transumanza (ancora oggi utilizzato dai pastori locali), fino a Riu Siccu a 620 metri.
Qui potremo fare una piccola pausa per ricaricarci prima di risalire e, se saremo fortunati, potremo vedere qualche muflone saltare tra le pareti bianche ai nostri lati.
Dopo una arrampicata semplice di alcuni metri che ci permetterà di “guadagnare” il monte, saliremo a vista verso la zona de sa Chessa Ruja e intercetteremo un sentiero ben segnato, lungo il quale ci fermeremo per ristorarci dalle fatiche della salita e far qualche foto sotto un bellissimo acero minore in fiore dal quale potremo vedere la catena dei supramonti, il Tuttavista e i monti di Irgoli.
Potremo decidere di fermarci qui per la paura pranzo, prima di affrontare s’Ena e Cupetti e la salitina che ci porterà a Punta Cupetti (1029 m) dove ci attende una pausa ristoratrice soprattutto per gli occhi: da qui infatti, se la giornata ce lo consente, potremo ammirare la dorsale allungata di questo massiccio di 13 km e, in susseguirsi, tutta le cime del Montalbo fino a Punta Catirina e dall’altra parte la costa fino a Tavolara e Capo Figari, il lago Maccheronis con tutta l’area del Tepilora.
Da Cupetti scendendo troveremo i vecchi cuiles e arriveremo a Punta Su Pitzu prima di tornare indietro per il sentiero che, attraverso la suggestiva Iscala e su Tassu, ci porterà alla SP 3 dove dovremo percorrere circa 1 km sull’asfalto per ritornare alle nostre macchine.
Se vorremo potremo fare una passeggiata li intorno per vedere le peonie che nel mese di aprile colorano questo prato verde ed ammirare il vecchio “ramellete” incastonato nella parete sovrastante.
Il giro è di circa 8-9 km, non presenta punti esposti (e se lo dico io c’è da crederci!) o particolari difficoltà, ma mi sento di classificarlo a tratti EE per gli importanti dislivelli in salita e in discesa ma soprattutto per la mancanza di sentieri che per buona parte del trekking dovranno essere percorsi a vista su calcare, aiutati dalla tracce lasciate dalle mucche.
Ma d’altronde, siamo o non siamo Gruppo Esplorazioni Ambientali?
È richiesta dunque una buona preparazione e una scarpa adatta al territorio che andremo ad esplorare. Indispensabile una giacca antivento per quando saremo sulla cresta, occhiali da sole, cappellino, tanta acqua e – io lo suggerisco – un integratore.
Per chi volesse raggiungerci da altre zone il ritrovo è alle 8.50 alla stazione di servizio Esso all’ingresso del paese di Siniscola.


